Qualche giorno fa, precisamente il 3 aprile 2020, è venuto a mancare Piero Gratton, un grafico pubblicitario diventato famoso agli occhi degli appassionati di calcio e di maglie da calcio per aver creato l’iconico lupetto della Roma del presidente Viola di fine anni ’70.
Al pari del lupetto della Roma, anche la Lazio e il Pescara hanno beneficiato della matita di Gratton, ma non solo loro. Il galleto del Bari, introdotto dalla famiglia Matarrese tra la fine dei ’70 e l’inizio degli ’80, è stato disegnato da Gratton, ed è stato sul petto dei biancorossi fino alla “meravigliosa stagione fallimentare” del 2014.
Poi, altri tre loghi. Quello biennale del progetto Paparesta, quello di Giancaspro per il quale non ho aggettivi, e quello dei giorni nostri della famiglia De Laurentiis, con conseguente cambio di nome sociale, da A.S Bari a S.S.C. Bari, in mezzo all’F.C. Bari 1908. Che poi, vi siete mai chiesti perché i giocatori del Bari hanno il galletto sul petto?
Perché alla fine degli anni ’20, un progetto editoriale del Guerin Sportivo, si proponeva di associare a ogni squadra di calcio un animale, per facilitarne l’identificazione da parte dei tifosi e appassionati.
E bene, il galletto la spuntò all’epoca per una manciata di voti sul pettirosso.
Ve li immaginate i pettirossi biancorossi? Io no, mi suona un po’ troppo male.
Da quel sondaggio in poi, nell’immaginario collettivo, i giocatori del Bari sono i galletti, e meno male che Gratton riuscì a immaginarseli così bene quei galletti da far diventare quel logo un totem per ogni tifoso del Bari. Sotto vi ho messo i 4 loghi che in 5 anni e mezzo hanno stravolto la storia del Bari.